26 luglio 2010

Parabola


La storia della parola “parabola” (ah, lo sapete che “parola” deriva proprio da “parabola”? Se masticate un po’ di spagnolo, dove “parola” si dice “palabra”, magari ve ne eravate già accorti) è un po’ complicata. Forse una volta non la si sentiva usare più di tanto, al più erano gli sportivi che vedevano le automobili percorrere una curva parabolica oppure osservavano la parabola di un lancio; oggi però sembra che tu non sia nessuno se non hai la parabola per ricevere centinaia se non migliaia di canali televisivi via satellite e non guardarne mai più di due o tre.

Naturalmente le parabole di cui ho appena parlato corrispondono effettivamente alla curva nel senso matematico. Più precisamente quella televisiva è (parte di) un paraboloide di rotazione perché è tridimensionale, e forse la curva parabolica non è affatto una parabola; ma se è solo per questo nemmeno la parabola di un oggetto lanciato verso l’alto lo è (lo sarebbe se la Terra fosse piatta). Insomma, fin qua siamo sulla parola matematica vera e propria.

Però c’è anche un altro tipo di parabola, quello “evangelico”, che a prima vista non ha nulla a che fare con la figura geometrica. Non ci crederete, ma invece sì! Entrambe le accezioni derivano dal termine greco paraboléche significa “io confronto, metto in parallelo”. Nel caso della parabola intesa come figura geometrica, il nome è stato probabilmente dato perché se si facesse un tavolo da biliardo a forma di parabola e si colpisse – senza effetto – una biglia messa nel fuoco della parabola, dopo avere rimbalzato su un punto qualunque della parete la sua traiettoria sarebbe sempre nella stessa direzione. A sua volta, come dice etimo.it, parabolé è costituito dapara-, confronto, e -ballo, getto oppure pongo; la balestra e la balistica (toh…) hanno la stessa radice. Ma torniamo al racconto con la morale. Il parallelismo con la figura deriva dal fatto che già prima della nascita dei vangeli i greci stavano usando la parola con il significato di “parallelo che serve a chiarire un argomento più difficile mettendolo a fianco di uno più chiaro e noto”: insomma, quello che oggi chiameremmo un esempio. Da lì il termine è stato riciclato dagli estensori del Nuovo Testamento, e come è capitato spesso il significato traslato dato dagli evangelisti è diventato quello principale.

Ah, a proposito dei significati traslati: quando si parla di “parabola di un potente” ovviamente si pensa alla figura geometrica, anche se un po’ distorta. Insomma, l’importante è che qualcosa prima cresca, rimanga per un po’ all’incirca costante, e poi cali; non è necessario che abbia la forma specifica di una parabola. Però non mi sento di cassare questo significato: ci sono cose molto peggiori!

di Maurizio Codogno tratto da il Post

14 novembre 2009

Ossessione


In questo caso siamo all’”ossessione”, termine che deriva non a caso da obsidere che significa assediare.

tratto da un articolo di Umberto Galimberti pubblicato su la Repubblica del 7/11/2009, reperibile qui

ob sidere = stare seduto presso qualcuno per isolarlo dagli altri, assediare (www.etimo.it)

7 novembre 2009

Zero


Nell’opera del toscano Fibonacci viene riportato anche un interessante studio sul numero zero. È interessante notare che in sanscrito lo zero veniva chiamato ‘sunya’ che significava ‘il vuoto’. Quando il sistema numerico passò alla cultura araba lo zero prese il nome di ‘as-sifr’, termine inteso esattamente nelle medesima accezione.
Fibonacci latinizzò nel suo trattato il termine ‘as-sifr’ in ‘zephyrum’.
Successivamente la parola si deformò in ‘zefiro’ e, infine, ‘zero’ nella parlata veneziana. Ma ci fu anche un altro filone etimologico che condusse in Italia al termine meno specifico ‘cifra’. In inglese la parola ‘cipher’ significa proprio ‘zero’.


Curiosità nata dal libro Sono il numero 1 di Anna Cerasoli (pag.98): Lo zero è un vento ... perchè deriva dalla parola zefirus che era proprio il nome di un venticello

5 ottobre 2009

Furbo

La parola «furbo» viene dal francese fourbe(ladro), fourbir (ripulire le tasche). Ci siamo impadroniti di questo insulto, che gli invasori francesi ci rivolgevano in tutte le epoche, e ci siamo attribuiti volentieri l’astuzia e la malizia del ladro: prima verso gli occupanti, poi nella nostra stessa comunità. È dunque «furbo» chi non paga le tasse e salta le file, mentre - secondo la celebre definizione di Giuseppe Prezzolini - sono considerati «fessi» gli onesti, i rispettosi dei diritti altrui e del bene comune.

27 settembre 2009

Considerare


<<“Considerare” (con sidere) significa “con le stelle”; riconsiderare significa riunirsi al movimento e ai cicli del cielo e della vita. Qui l’enfasi è posta sulle intenzioni degli esseri umani, dato che gli esseri umani sono fragili e imperfetti. Le persone non sempre sanno leggere e scrivere o sono istruite. Molti individui nel mondo sono poveri e soffrono di malattie croniche. Non sempre i poveri riescono a procurarsi il cibo giusto per un’alimentazione corretta e devono lottare per nutrire ed educare i loro figli. Se persone con tali carichi riescono ad andare oltre le loro difficoltà quotidiane e agire con il chiaro scopo di combattere lo sfruttamento e operare per la ricostruzione, allora si sta preparando qualcosa di veramente potente. Non si tratta solo di poveri, ma di persone di tutte le razze, di tutte le classi sociali e di tutti i luoghi del mondo. “Un giorno finalmente hai capito quel che dovevi fare e hai cominciato, anche se le voci intorno a te continuavano a gridare i loro cattivi consigli”. Questa è la descrizione che Mary Oliver fa del passaggio da un’atteggiamento profano a un profondo senso di connessione con il mondo vivente.

Anche se generalmente i telegiornali annunciano la morte di persone a noi estranee, milioni di uomini e donne continuano ad agire proprio in nome di quegli estranei. Questo altruismo ha origini religiose, persino mitiche, e affonda le sue radici nell’estrema concretezza del XVIII secolo. Gli abolizionisti furono il primo gruppo a creare un movimento nazionale e globale per difendere i diritti di persone che non conoscevano. Fino a quel momento, nessun gruppo di cittadini aveva avanzato reclami che non avessero a che fare con i loro stessi interessi. I conservatori misero in ridicolo gli abolizionisti, allo stesso modo in cui oggi deridono liberali, progressisti, attivisti e tutti quelli che vogliono risolvere i problemi del mondo, rendendo questi termini dispregiativi. Curare le ferite del mondo e dei suoi abitanti non richiede santità o un partito politico, ma solo buon senso e perseveranza. Non si tratta di un’attività liberale o conservatrice, si tratta di un atto sacro. È un’impresa enorme che cittadini comuni, e non governi autonominati od oligarchie, stanno portando avanti in tutto il mondo.>> (Paul Hawken Moltitudine inarrestabile ed. Ambiente pag.33)

Per l'etimologia del termine vedi il post su Desiderio

18 settembre 2009

Google

"Comunque, un numero grandissimo, anche se non è il più grande, io lo conosco. Si chiama Googol ed è formato da 1 seguito da cento zeri. E' così grande che è più grande di tutti gli atomi dell'universo! L'ho letto su un giornalino e ho letto pure che i due ragazzi che hanno inventato il motore di ricerca Google gli volevano dare quel nome lì, ma poi hanno sbagliato a scriverlo ed è venuto fuori Google"
(tratto da "Sono il numero 1" di Anna Cerasoli ed. Feltrinelli Kids"



8 settembre 2009

Scuola

Con l'aiuto del Dizionario etimologico online scopriamo che nella sua origine la parola scuola ha a che fare con il tempo libero, l'ozio, l'aver tempo.... Occorrerebbe una riflessione. C'è chi sta pensando ad una Slowschool e propugna quindi la Pedagogia della lumaca